Antonio Morri è noto in particolare per aver scritto e pubblicato il
"Vocabolario Romagnolo Italiano" nel 1840: un grosso tomo che ha accompagnato generazioni
di letterati, studiosi, poeti, scrittori, nostalgici o semplici curiosi
nei meandri del dialetto faentino. Un classico, nel suo genere.
«Cronologicamente il primo fra i vocabolari romagnoli, è rimasto pur sempre il migliore e
uno dei migliori di tutti i vocabolari dialettali d'Italia.»
("Schürr, 1969, 51")
«Al Morri si deve il merito di essere stato il primo a scrivere, o quanto meno a pubblicare,
in romagnolo.»
(Casadio, 2009/5, 4)
Morri dedica dieci anni della sua vita allo studio metodico della sua lingua, quella abitualmente parlata in casa,
tra amici, nel lavoro o andando a caccia: il dialetto romagnolo, quel «dialetto gallo-italico che abolisce
le vocali per consonantismi e sincopi delle parole, come se la parola avesse una sua vibrazione
centrale su la quale essa ondeggia in suoni cupi e gutturali.»
(Panzini, 1969, 64)
Vive, da protagonista o da semplice osservatore, alcuni dei passaggi chiave che hanno portato alla nascita
dello Stato Italiano moderno: da Napoleone alla restaurazione, dalla Repubblica Romana alla repressione
pontificia, dalle guerre d'indipendenza alla proclamazione del Regno d'Italia.
È inserito nell' «ambiente intellettualistico, neo-umanistico, della più avanzata borghesia faentina del tempo.»
(Golfieri, 1969, 80)
«Alto della persona, grave nell'aspetto; [ … ] ebbe vivace ingegno, motti arguti e pronti.»
(Montanari, 1883, 231-232)
«Dedito agli studi letterari e agli svaghi della caccia, dimenticò di prender moglie.
E difatti visse da scapolo.»
(Zama, 1969, 24)
Cronologia
(Traccia storica attiva)
1793
Antonio Morri nasce a Faenza l'11 dicembre 1793, in Porta Ravegnana (parrocchia San Marco).
È figlio di Michele (n. 1767) e di Maria Brunetti (n. 1770), possidenti, di idee liberali.
Sarà il maggiore di otto figli.
(Zama, 1969, 19)
«La nuova filosofia enciclopedica, e la proclamazione de' diritti dell'uomo e del cittadino,
e l'inneggiata onnipotenza della ragione contro il dogma e contro l'assolutismo» sono accolte
«nella mente e nello spirito dei faentini più colti, stretti in una vita dominata dal gesuitismo,
e pur talvolta insofferenti del gioioso morale e ribelli in cuore.
Ma la grande maggioranza del popolo, mantenuta in salutare timore dai sacerdoti con tridui e preghiere,
chiusa nell'ignoranza e nella superstizione, al giungere delle strepitose notizie di Francia»
non percepisce nulla «delle nuove idee, [ ... ] invece accolte da alcuni de' nobili e dei professionisti.»
(Messeri e Calzi, 1909, 272-273)
Faenza si prepara all'arrivo delle truppe destinate dal Papa a protezione delle Legazioni Pontificie romagnole
da una possibile invasione francese. Aumenta il prezzo della farina e del pane.
1794
Il 21 dicembre nasce Carolina Morri, prima sorella di Antonio.
1796
Il 24 giugno le truppe francesi, guidate dal gen. Angeraux, entrano in Faenza, depredano
la città e si ritirano dalla Romagna a seguito dell'armistizio firmato a Bologna.
A Faenza si contrappongono due fazioni: i "giacobini o patrioti o liberali" che sostengono i francesi,
i "papalini o papaloni o clericali" che sostengono il papa.
1797
Il 2 febbraio i francesi marciano di nuovo su Faenza, si scontrano sul Senio con le truppe pontificie del
generale Victor e le mettono in fuga.
Il 5 febbraio in piazza a Faenza viene innalzato l'albero della libertà.
I beni ecclesiasti vengono «posti al pubblico incanto per 2.616.602 lire»
(Messeri e Calzi, 1909, 278).
Il 22 febbaio Napoleone Bonaparte è a Faenza, a palazzo Pasolini-Zanelli, e annuncia
l'annessione delle Legazioni Pontificie romagnole alla Repubblica Cispadana.
Il 27 luglio Faenza entra a far parte della Repubblica Cisalpina, e
il 4 novembre è dichiarata capoluogo del dipartimento del Lamone. I faentini hanno una Costituzione.
Un arco di trionfo viene innalzato fuori Porta Imolese quale atto di riconoscenza della città verso Napoleone.
Viene istituita la Piancoteca Comunale, dotata con le opere d'arte acquistate da Giuseppe Zauli e coi dipinti
requisiti agli enti religiosi soppressi in base alle leggi napoleoniche.
1798
Il 27 maggio nasce Barbera Morri, seconda sorella di Antonio, Barbera, come la nonna materna
(non Barbara), che sposerà il pittore e ornatista faentino Antonio Liverani
(1795-1878), fratello maggiore di Romolo, famoso scenografo
(Golfieri, 1969, 80) e
(Vitali, 2021,132).
La Municipalità "giacobina" di Faenza delibera l'apertura di una nuova strada di collegamento tra Felisio e Lugo e
ne affida la direzione dei lavori all'architetto Giuseppe Morri
(Savini, 1995, 42),
parente stretto del padre di Antonio.
Il 3 agosto il Dipartimento del Lamone viene inglobato in quello del Rubicone, con capoluogo Forlì.
1799
Antonio Morri ha 6 anni. Il 29 dicembre nasce il fratello Andrea.
L'esercito della seconda coalizione contro Napoleone (Austria, Russia, Turchia, Inghilterra, Regno delle Due Sicilie)
sconfigge le truppe franco-cisalpine nel nord Italia.
Ha inizio il triste balletto delle truppe straniere che alternativamente occupano Faenza, la depredano,
compiono rappresaglie e atti di violenza sulla popolazione e se ne vanno:
il 14 maggio le truppe russo-austriache minacciano la città e gli insorti "clericali" prendono il potere,
ma il 3 giugno le truppe franco-cisalpine del gen. Hullin occupano Faenza in quanto città ostile, la depredano
e il 7 giugno fuggono all'arrivo degli austriaci.
Viene ristabilito il governo papale, vengono aboliti tutti gli atti del governo giacobino, vengono
restituiti i beni ecclesiastici, iniziano le persecuzioni del governo verso i liberali.
1800
Il 25 dicembre nasce Giuseppe Morri, secondo fratello di Antonio, che ha appena compiuto 7 anni.
Il 12 luglio le truppe francesi del Primo Console Napoleone, guidate dal gen. Monnier, riconquistano la Faenza.
Tornano i giacobini fuoriusciti, vegono abolite le leggi imposte dagli Austriaci.
Il 9 dicembre l'esercito Austro/Ungherese rioccupa Faenza, ma per poco.
1801
Il 26 gennaio rientrano i Francesi, reinstaurano le istituzioni giacobine, impongono prestiti forzati,
maggiori tasse, e - novità - rispetto per la religione.
Il 15 luglio la Francia sigla il Concordato con la Santa Sede.
1802
Il 26 gennaio sulle spoglie della Repubblica Cisalpina viene fondata la Repubblica Italiana, con a capo il presidente
Napoleone Bonaparte.
«Il cambiamento fu non soltanto formale, sì anche sostanziale. La constituzione [sic] della Repubblica Italiana,
che i comizî di Lione approvarono il 26 gennaio 1802, fu, come la francese dell'anno VIII,
il trionfo della plutocrazia, dappoichè, laddove riconosceva nominalmente la sovranità del popolo,
stabiliva che tale sovranità dovesse esercitarsi soltanto dai tre collegi elettorali dei possidenti (300 membri),
dei dotti (200) e dei commercianti (200).»
(Messeri e Calzi, 1909, 294)
I Faentini hanno una nuova Costituzione, che fra l'altro impone, all'art. 1,
la religione cattolica apostolica romana come religione di stato. L'ateismo giacobino si è opportunisticamente
dissolto.
1803
Il 21 maggio la famiglia Morri ospita a colazione il generale comandante delle truppe francesi
in Italia Gioacchino Murat, nella villa (residenza estiva e di caccia) di Merlaschio
(Zama, 1969, 21).
Il 19 novembre nasce Bettina Morri, terza sorella di Antonio, che ha quasi 10 anni.
1804
Il 18 maggio 1804 il Senato francese proclama Napoleone Bonaparte imperatore dei francesi col nome di Napoleone I.
A Faenza viene istituita formalmente la Biblioteca Comunale con la nomina dell'abate Andrea Zannoni
a bibliotecario a vita, in cambio del conferimento dei suoi libri. L'effettiva apertura al pubblico
avviene solo nel 1818.
1805
In novembre Antonio Morri entra nel Seminario Vescovile di Faenza - l'attuale seminario vecchio,
in piazza XI febbraio, dietro al duomo - ove studia materie umanistiche e scientifiche.
Ha 12 anni.
Il seminario faentino è considerato tra i migliori della regione sul piano formativo.
Dal 26 maggio 1805 Faenza non fa più parte della Repubblica Italiana bensì del Regno d'Italia,
ed i faentini sono ora sudditi di re Napoleone.
Il Seminario di Faenza, chiuso il 30 luglio 1798 dal governo della Repubblica Cisalpina, viene
riaperto il 20 aprile 1805 come effetto collaterale della politica concordataria napoleonica.
«Il Seminario era allora la scuola o collegio frequentato dai figli della borghesia e della nobiltà
faentina, i quali - indipendentemente dalla vocazione religiosa - studiavano il latino, la filosofia,
l'italiano e, in più modesta misura, le scienze: una scuola umanistica insomma dove si acquisiva
quella buona educazione che conveniva al decoro familiare, e quella salda cultura che apriva l'accesso
a studi e a scuole superiori dalle quali si usciva addottorati o laureati.»
(Zama, 1969, 21)
«Le sei scuole di grammatica inferiore, grammatica superiore, di retorica, di filosofia,
di morale e di teologia [del Seminario faentino] attireranno inizialmente pochi alunni
convittori (appena sei il primo anno), ma ben presto il numero crescerà sia per motivi di
convenienza economica delle famiglie sia per il prestigio di cui godono i docenti rispetto
a quelli delle scuole pubbliche comunali.»
(Dalmonte, 2014, 79)
1806
Napoleone miete successi in tutta Europa e proclama il blocco continentale contro l'Inghilterra.
Anche a Faenza si avverte una rinnovata tensione tra papa Pio VII e Napoleone, che fra l'altro nomina
Stefano Bonsignori nuovo vescovo della città. Viene esteso al Regno d'Italia l'editto di Saint Cloud, che proibisce
le sepolture nei cimiteri parrocchiali di città o nei sotterranei delle chiese.
1807
A copertura delle ingenti spese di guerra napoleoniche ai faentini vengono imposte nuove tasse.
Le finanze cittadine sono allo stremo e il Comune è costretto a «vendere beni e magazzini e fondachi e stabili,
e perfino le fosse della città e i torricciuoli delle mura»
(Messeri e Calzi, 1909, 297).
1808
Il 30 settembre nasce Filippo Morri, terzo fratello di Antonio, quindicenne.
Il faentino Filippo Severoli, generale di divisione dell'esercito del Regno d'Italia, ospita a Faenza il vicerè
del Regno d'Italia Eugenio di Beauharnais, che concede alla città il beneficio di una guarnigione militare di stanza.
1809
Napoleone sconfigge l'esercito della quinta coalizione, composta sostanzialmente dall'Impero austriaco e dal Regno Unito.
1810
Il 22 aprile nasce Virginia Morri, quarta sorella di Antonio, prossimo ai 17 anni.
(Le informazioni anagrafiche fin qui riportate sono tratte dal sito
dell'Archivio di Stato di Ravenna)
«Napoleone imbaldanzito e trascinato ognior più dalla sete d'imperio e di gloria, osò incorporare
perfino Roma all'impero francese, imprigionando il riluttante pontefice, ed inaugurando una novella
politica antieclesiastica, che gli fu indubbiamente fatale.
Incameramenti di beni religiosi,
ed esodo di frati, e sfratti di monache avvennero anche in Faenza». (Messeri e Calzi, 1909, 298)
1811
Come Dionigi Strocchi ed altri faentini primi di lui, probabilmente nel 1811, Antonio Morri si
sposta Roma per seguire gli «studi legali, che non furono le sue delizie»
(Montanari, 1883, 229),
e che non porta a termine, sia perché più attratto dalle materie letterarie che dal diritto,
sia perché nel 1812 si arruolerà volontario nell'armata napoleonica.
A Faenza, fuori da Porta Ravenna, in località San Rocco, viene predisposto il primo cimitero pubblico,
in linea con l'editto napoleonico di Saint Cloud.
1812
Antonio Morri risiede ufficialmente nella casa di famiglia assieme ai genitori, ai fratelli e alle sorelle,
al n. 103 del Corso di Porta Imolese a Faenza (ora casa Gaudenzi, corso Mazzini 71)
(Golfieri, 1979, 60),
come attestato dal Censimento Napoleonico del 1812, che alla voce "professione" lo registra come "possidente".
(Sito archivioStato, 2024).
Cresciuto in ambiente familiare e culturale giacobino, a diciotto anni si arruola come volontario in
cavalleria, nell'armata guidata dal viceré Eugenio di Beauharnais, e partecipa alle campagne napoleoniche
di Russia e Germania
(Golfieri, 1969, 80).
«I giovani della borghesia e della nobiltà subivano in buon numero il fascino della genialità
militare e rivoluzionaria del grande Napoleone, si infervoravano delle nuove idee, si
sentivano i predestinati costruttori della nuova società, i chiamati dell'ora storica,
votati a distruggere il passato.»
(Zama, 1969, 23)
«Nel 1812, infine, s'instituì il pubblico registro della popolazione della città e sobborghi,
dal quale risultò che gli abitanti del comune ascendevano a 26.249, dei quali 12.975 maschi
e 13.274 femmine.
L'astro napoleonico si oscura, come ognun sa, in tale anno, con la sciagurata spedizione di Russia
e con la ribellione della Spagna; ed il contraccolpo dell'immensa, micidiale guerra si ripercuote
anche in Faenza, dove la municipalità fu costretta ad offrire uomini e cavalli, e bovi e granaglie
e legumi e vino etc.».
(Messeri e Calzi, 1909, 298)
1813
Il 26 agosto, a 19 anni, con il grado di maresciallo d'alloggio, Morri prende parte alla
battaglia di Dresda, viene catturato degli austriaci e condotto prigioniero a Vienna.
Il card. Antonio Gabriele Severoli, faentino, nunzio apostolico presso la capitale asburgica,
intecede a suo favore, ottiene la sua liberazione dal carcere e lo ospita presso di sé
a Vienna, con l'intenzione di nominarlo suo segretario.
Trascorsi però sei mesi, «l'amore ai patrî lari» induce Morri a tornare a Faenza e ad
«abbandonare un tanto mecenate»
(Montanari, 1883, 229).
Dopo le catastrofiche perdite in Russia e la sconfitta a Lipsia, gli stati coalizzati contro
Napoleone rialzano la testa.
Le armate austriache del gen. Nugent entrano in Italia, il 26 dicembre conquistano Forlì; le truppe
italiche si ritirano a Bologna, abbandonando Faenza in mano ai facinorosi ed agli austro-britannici
del capitano Salatz.
1814
Nuove imposizioni in viveri, oggetti e danaro vengono ora a gravare sui faentini a favore
degli austriaci.
Gioacchino Murat, cognato di Napoleone e da questi nominato re di Napoli nel 1080,
cambia schieramento, si allea con Austria e Inghilterra e marcia contro il vicerè Eugenio
di Beauharnais: il 7 febbraio 12.000 militi napoletani entrano in Faenza.
Il 4 aprile Napoleone abdica ed il 14 è confinato all'Isola d'Elba.
Il 15 aprile papa Pio VII è a Faenza, ospite in casa Gessi e viene acclamato dai faentini.
Il 4 maggio il papa dichiara di voler riprendere possesso dei suoi stati, di fatto assoggettati al
governo provvisiorio tedesco del gen. Ekhardt.
«Il 10 maggio mons. Rivarola, Prelato genovese, che aveva preceduto il pontefice in qualità
di delegato straordinario, [ ... ] aboliva i codici napoleonici e le riforme francesi,
per modo che si tornò all’inquisizione, alla censura, alla polizia papale, in somma al Medio Evo.»
(Messeri e Calzi, 1909, 301-302)
Il 4 ottobre Faenza festeggia l'onomastico dell'imperatore d'Austria.
1815
I cento giorni di Napoleone Bonaparte, dal 20 marzo all'8 luglio, il proclama di Rimini del 30 marzo
di Murat (che ora, mutatis mutandis, combatte per la libertà degli italiani) e l'ingresso delle
sue truppe napoletane in Faenza riaccendono le speranze dei liberali.
Il 15 aprile Murat è ospite in città a Palazzo Mazzolani.
«Anche i faentini comprendono l'importanza della nazione italiana indipendente
e della possibilità di una amministrazione civile autonoma con prospettive di
sviluppo sociale ed economico.»
(Sgubbi, 1992, 20)
Il 3 maggio Murat viene sconfitto dagli austriaci a Tolentino.
I liberali coinvolti fuggono da Faenza.
Il papa, che era fuggito per timore delle truppe di Murat, siede ora saldamente a Roma.
Il 16 luglio la Romagna torna al pontefice come decretato dal Congresso di Vienna.
«Troppi salmi e troppa gloria: la città era sfinita, stanca, in tristissime condizioni finanziarie;
per i soli austriaci dal 27 decembre del '13 al 18 luglio del '15 le spese erano salite a scudi 33˙541,
e la scorreria napolitana avea costato scudi 14˙019; ed ora ripiombavasi sotto la più turpe delle servitù.
Il 29 luglio 1815 i soldati del papa rientrano trionfalmente in Faenza, donde erano
usciti il 2 febbraio 1797.»
(Messeri e Calzi, 1909, 304)
Antonio Morri - probabilmente, ma credibilmente, deluso - si dedica alla cura della famiglia,
ai «prediletti studi letterari»
(Montanari, 1883, 229)
e «soprattutto alla sua grande passione: la caccia»
(Casadio, 2009/5, 4).
«I Morri, tutti di alta statura, aitanti e forti, erano notoriamente cacciatori di passione,
alla quale sono rimasti fedelissimi, fino a questo [ventesimo] secolo, gli ultimi discendenti
della famiglia.»
(Zama, 1969, 22)
È un liberale moderato, non partecipa né a sette, né a congiure, a differenza del suo
omonimo parente, l'altro Antonio Morri, col quale alcuni biografi (compreso
mons. Francesco Lanzoni) a volte lo confonderanno. Nei successivi 24 anni il suo nome
non comparirà mai nella lista degli attori della vita politica faentina.
1816-1824
Faenza fa parte dell Stato della Chiesa ed è presidiata dagli austrici.
Dal 1814 al 1826 torna vescovo di Faenza Stefano Bonsignori, ora in veste di
restauratore delle parrocchie, dei monasteri soppressi, del seminario vescovile.
Iniziano a radicarsi le società segrete di Massoni e Carbonari.
I primi moti scoppiano nel 1820-1821.
Nel 1823 il nuovo papa Leone XII adotta una tattica di oppressione e di chiusura alle idee liberali.
Nel 1824, rispedisce in Romagna il card. Agostino Rivarola che, oltre a chiudere le osterie, istituisce
tribunali speciali per giudicare i liberali, i massoni e i carbonari, condannandoli a pene severe,
fino alla morte.
1825
Nel 1925 Antonio Morri (figlio di Clemente), parente del nostro Antonio Morri (figlio di Michele),
col quale, come si è detto, verrà a volte confuso, viene condannato a vent'anni di galera,
poi ridotti a quindici, assieme agli altri accusati di carboneria, massoneria o liberalismo.
1826-1827
Nel 1826 un attentanto contro il card. Rivarola fallisce, ma induce il prelato al ritiro a vita privata.
L'attività delle società segrete non demorde.
1828
Viene pubblicato a Pesaro, in anonimato, l'Almanacco biografico cioè breve Compendio della
vita de' più illustri letterati e scienziati italiani morti in ciascun giorno dell'anno,
presso lo stampatore Alessio Nobili di Pesaro, tratto da un manoscritto del Morri
(v. più avanti il capitolo dedicato).
L'edizione del 1828 è consultabile sul web al link:
play.google.com.
1829
Il 19 febbraio muore papa Leone XII, gli succede Pio VIII.
La censura viene rafforzata, viene vietata ogni stampa priva della licenza del Santo Uffizio,
i cristiani non possono avere contatti con gli ebrei, viene fatto obbligo di denunciare
gli eretici, vengono imposti nuovi tributi.
1830
Scoppiano rivoluzioni in Europa. In Francia viene costretto alla fuga re Carlo X di Borbone
e viene nominato re Luigi Filippo d'Orleans, di spirito liberale. Il Belgio conquista
l'indipendenza dall'Olanda, la Polonia dalla Russia e la Grecia dall'Impero ottomano.
Moti scoppiano anche in Italia. Il 30 novembre muore papa Pio VIII.
1831
Viene eletto papa Gregorio XVI, «acerrimo conservatore, nemico di ogni
progresso [...] non permise mai che si costruisse nemmeno un palmo di strada ferrata, perchè il
treno altro non era che un mezzo diabolico "una macchina infernale"»
(Savini, 1995, 115).
«Febbraio - Faenza partecipa ai "moti insurrezionali" romagnoli con Dionigi Strocchi,
il gen. Pier Damiano Armandi e il magg. Giuseppe Sercognani.»
(Sgubbi, 1992, 21)
L'intervento dell'Austria restaura la situazione precedente.
«Il nuovo papa ripristina l'amministrazione dello Stato della Chiesa, dà manforte ai "Sanfedisti"
del Borgo e si contano circa 800 faentini fra morti, feriti ed esiliati nel decennio gregoriano.»
(Sgubbi, 1992, 21)
1832
A Faenza la milizia papalina, formata principalmente da borghigiani, attua violenze inaudite
nei confronti dei liberali o dei sospetti tali: «Francesco Marcolini, detto Chiccoia, stampatore d’immagini
sacre, fu, perché liberale, gettato da' centurioni sur un rogo, e poi ucciso; non poche donzelle
e signore furono violate e percosse.»
(Messeri e Calzi, 1909, 330)
1833
Antonio Morri risulta associato alla pubblicazione periodica "Ricerche letterarie: Poesie e Prose",
editata dalla tipografia Montanari e Marabini di Faenza
(Zama, 1969, 26).
1834-1838
La "Giovane Italia" mazziniana raccoglie proseliti a Faenza, pesantemente contrastata dai "Sanfedisti"
filo papali che proprio qui avevano il loro zoccolo duro.
1839
A Forlì viene pubblicato il quarto volume di "Biografie e ritratti di illustri uomini romagnoli"
a cura di Antonio Hercolani, contenente, da pagina 13 a pagina 22, la "Biografia di Giuseppe
Pistocchi" scritta da "Antonio Morri di Faenza". Il testo è consultabile al link:
archive.org.
1840
Antonio Morri da alle stampe il frutto di dieci anni di metodico lavoro:
il "Vocabolario Romagnolo-Italiano", realizzato coi tipi di Pietro Conti all'Apollo di Faenza.
«A ciò mi mossi per lo naturale amore della propria Loquela (Dante Convivio, I, X)».
Questo nell'epigrafe del libro.
Affinchè «esso contenga grandissima parte del nostro linguaggio ed ammastramento della
studiosa gioventù, ed anche a non piccolo ajuto de' miei concittadini e provinciali.» Così scrive nella
dedicatoria indirizzata ai componenti della Magistratura di Faenza.
«Questo volume si è composto con l'intenzione di quel Lucilio, che voleva per suoi lettori nè
il fior de' Sapienti, ne la feccia degl'Ignoranti. [ ... ] Ma la parte, di che io mi son preso
una maggior pena si è quella che spetta alle Arti, e ai Mestieri, la quale, sebben molto necessaria,
è in genere conosciuta ben poco. [ ... ] A tutto il sopraddetto si aggiunga la schiera de' proverbi e de'
riboboli, e fino alla lingua furbesca de' Muratori, e quanto in somma ho saputo conoscere dover allogarsi
in un Vocabolario distrettuale, tanto ho fatto e in tale abbondanza da fornire a innumerevoli bisogni, e
in tale ordine da esser compreso da ogni intelletto.» Questo nella prefazione.
«Il dialetto è quello faentino, quale evidentemente doveva essere parlato nella prima metà dell'Ottocento»
(Casadio, 2009/5, 5).
L'edizione del 1840 del Vocabolario è consultabile al link:
archive.org.
1841-1845
La Romagna rivoluzionaria vive una pausa di riflessione a cui segue, nel 1845, il moto delle Balze, miseramente fallito.
1846-1847
Il 16 giugno 1846 viene eletto papa Pio IX, che, fra i primi atto di governo, concede l'amnistia per
reati politici.
Il nuovo pontefice «sconcertò i papisti ed infiammò di speranza i liberali, sopra tutto i neo-guelfi,
che videro in lui il sovrano preconizzato da Vincenzo Gioberti nel suo "Primato".
Anche in Romagna i fanatici retrivi furono antipiononisti, e piononisti i liberali, ne' quali era un gran
fervore di liete visioni per l'avvenire, mentre quasi dovunque la polizia e i funzionari del governo,
male adattandosi alla novella tendenza del papa, continuavano nelle persecuzioni»
(Messeri e Calzi, 1909, 338)
1848
Antonio Morri, liberale moderato ed ex maresciallo dell'armata napoleonica, viene favorevolmente
impressionato dalle iniziali aperture libertarie di papa Pio IX, che il 14 marzo concede la Costituzione,
o meglio lo "Statuto Fondamentale pel Governo Temporale degli Stati della Chiesa"; esso prevede
tra l'altro la scelta dei deputati in base ad elezioni e l'accesso dei laici all'amministrazione
comunale
(Savelli, 1850, 29-49).
Allo scoppio della prima guerra d'indipendenza (23 marzo 1848) papa Pio IX autorizza la formazione
di un esercito di volontari, a difesa dei confini settentrionali dello Stato Pontificio. A tale
esercito si aggregano 700 volontari faentini. Morri non appare nell'elenco di chi parte:
ha 55 anni e molto probabilmente pensa alla famiglia. L'entusiasmo non coinvolge nè la campagna faentina,
né il Borgo d'Urbecco.
Il 29 aprile, come noto, Pio IX rettifica la sua posizione di belligerante: con l'allocuzione "Non semel",
annulla il suo coinvolgimento nella causa dell'indipendenza italiana e richiama l'esercito.
«Ma, come altrove, in Faenza non posano gli animi; e i Pasi, i Caldesi, i Laderchi, gli Strocchi
etc. sono risoluti nel voler mantenere sul piede di guerra la guardia civica. [ ... ] Il 24 novembre,
poi, il papa fugge a Gaeta, mentre i democratici romani formano un governo provvisorio.
Tale notizia è accolta lietamente in Faenza, la quale aderisce subito al detto governo.»
(Messeri e Calzi, 1909, 342)
1849
Il 2 gennaio Ambrogio Mariani, amministratore straordinario di Faenza, riesce a formare il nuovo
Consiglio cittadino e la Magistratura comunale di stampo liberale, della quale fanno parte Antonio Morri,
Antonio Gessi, Domenico Zauli-Naldi, Francesco Laderchi, Raffaele Pasi, Ludovico Caldesi,
Girolamo Strocchi e Sebastiano Rossi.
«Avvennero il 18 marzo nella nostra città, applicandosi la nuova legge repubblicana sui comuni,
le elezioni generali amministrative, e furono eletti 57 consiglieri delle varie gradazioni liberali,
risultando la magistratura comunale [degli Anziani] composta così: Girolamo Tampieri, gonfaloniere,
Sebastiano Rossi, Antonio Morri, Domenico Zauli-Naldi, Girolamo Strocchi, Carlo Spadini, dott.
Giuseppe Galamini, Ludovico Calderisi e Domenico Frontali.»
(Messeri e Calzi, 1909, 346)
La Repubblica Romana, proclamata il 9 febbraio, ha vita breve, osteggiata da Austria, Francia,
Spagna e Borboni di Napoli.
«Il 18 maggio una pattuglia austriaca s'avanza fino al Paradiso, fuor della porta Imolese,
e manda al gonfaloniere Tampieri l'invito di recarsi a conferire in Castelbolognese co'l
Wimpffen; la magistratura pubblica allora un doloroso manifesto che invia alla calma dignitosa,
ed il Tampieri si reca al convegno insieme con Sebastiano Rossi e con Antonio Morri. Ahimè!
Il Wimpffen è inesorabile, ed impone, sotto pena di bombardamento, che si abbattano gli stemmi
repubblicani; e il 18 maggio nel circolo popolare ha luogo l'ultima adunanza, convocata dal Tampieri
stesso, nella quale si delibera di cedere alla forza. [ ... ]
Ed incomincia la mattina del 19 maggio, brillando il chiaro sole su l'orizzonte, il passaggio
da porta Imolese a porta delle Chiavi (nel borgo d'Urbecco) di 8000 tedeschi con 32 cannoni,
diretti a Forlì. [ ... ]
Il 28, 29 e 30 settembre, nel duomo, davanti alla madonna delle Grazie, celebravasi un triduo
per essere stata Faenza salvata "da temute calamità e da frangenti civili negli andati
sconvolgimenti politici."»
(Messeri e Calzi, 1909, 347-349)
Fino al 1858 gli austriaci resteranno a Faenza, sgraditi ospiti.
1850-1851
Il 12 aprile 1850 Pio IX rientra in Roma.
A Faenza, come in ogni altro comune dello Stato Pontificio, l'elezione dei componenti del consiglio
comunale viene abolita. La città è vittima della bieca, ottusa e feroce repressione del Papa e dell'Austria.
1852
Nuovamente deluso dalle vicende politiche, Antonio Morri si dedica interamente agli studi letterari ed
all'insegnamento: è professore di belle lettere a Solarolo
(Messeri e Calzi, 1909, 589).
1853
«Perduravano gli odî e i rancori ormai tradizionali; arresti, ingiuste condanne di galera o di morte che
piombavano a caso, per opera del tribunale della sacra Consulta o dell'I. R. Tribunale statario austriaco;
a centinaia, poi, contavansi le catture dette di precauzione; onde si rinfocolavano le ire tra il borgo e
la città, ed una vera guerra a coltello scoppiava tra la massa popolare e l'autorità constituita.»
(Messeri e Calzi, 1909, 352).
1854-1855
Una pesante carestia ed un'epidemia di colera devastano Faenza.
1856
L'8 aprile la "questione italiana" viene posta all'attenzione internazionale da Cavour,
in seno al Congresso di Parigi.
1857
Napoleone III istituisce la Médaille de Sainte-Hélène (Medaglia di Sant'Elena), in onore dei
superstiti ai soldati che hanno combattuto sotto le bandiere di Napoleone Bonaparte nella
Grande Armée dal 1792 al 1815.
Antonio Morri la riceverà negli ultimi anni di vita.
(Montanari, 1883, 232)
Il 5 giugno il viaggio del papa nelle Legazioni fa tappa a Faenza, e Pio IX è accolto dal
suono di campane a festa, fuochi d'artificio, concerti.
1859
Il 27 aprile scoppia la seconda guerra d'indipendenza e la situazione cambia.
Il 12 giugno Faenza insorge contro il governo papale, sull'esempio di Bologna.
Il 31 luglio viene eletta una commissione municipale provvisoria.
Il 6 settembre, a Bologna, l'assemblea legislativa delle quattro legazioni insorte vota
l'annessione al Regno di Sardegna.
L'11 ottobre Antonio Morri viene eletto membro del nuovo Consiglio Comunale di Faenza
«con la novella formula "Regnando Sua Maestà Vittorio Emanuele II, re di Sardegna;
governo delle Romagne; Intendenza Generale di Ravenna"»
(Messeri e Calzi, 1909, 363).
1860
Il 23 febbraio Antonio Morri, consigliere comunale anziano (ha ora 67 anni), presiede la riunione
del nuovo Consiglio, rieletto in ottemperanza della normativa sabauda. Il consiglio procede alla nomina
della Giunta comunale.
Il 10 marzo Gaetano Carboni viene eletto sindaco del Comune di Faenza, il primo della serie.
L'11 ed il 12 marzo i plebisciti popolari decretano l'annessione delle Romagne al Regno di
Sardegna.
Il 29 marzo il Papa scomunica Vittorio Emanuele II ed i governanti responsabili dell'annessione.
Il 18 aprile si riunisce il nuovo Consiglio comunale, di cui fa parte Antonio Morri,
assieme alla Giunta ed al sindaco Carboni.
«Hanno da affrontare problemi impellenti per dare alla città una svolta, che porti
cambiamenti radicali a quelle leggi conservatrici che avevano ritardato lo sviluppo
culturale-socio-economico della popolazione.» (Savini, 1995,195)
Antonio Morri nel frattempo si dedica all'insegnamento delle belle lettere a Faenza
(Messeri e Calzi, 1909, 589).
Il 26 ottobre a Teano si conclude la Spedizione dei Mille.
Garibaldi consegna i territori del regno delle Due Sicilie da lui conquistati a Vittorio
Emanuele II, re d'Italia.
Un primo passo importante: viene esteso anche alle bambine l'insegnamento elementare, fino ad
allora riservato ai bambini.
1861
Il 17 marzo viene promulgata la legge che dichiara Vittorio Emanuele II Re d'Italia.
La data verrà poi ricordata ufficialmente quale anniversario dell'Unità d'Italia.
Il primo settembre viene inaugurato il tratto Bologna-Forlì della linea ferroviaria Bologna-Ancona: la prima stazione
di Faenza sorge nell'odierna via Caldesi.
1862
La lira italiana è la valuta ufficiale del Regno d'Italia.
1863
Morri pubblica il "Manuale Domestico - Tecnologico di nomi, voci, proverbi, riboboli, idiotismi
della Romagna e loro corrispondente italiano - Segnatamente ad uso delle Scuole elementari
tecniche ginnasiali" per i tipi di Giambattistelli e Brugnoli di Persiceto.
È un'edizione ristretta del suo "Vocabolario Romagnolo-Italiano", dedicata a Luigi Luciano Bonaparte.
«A rendere però della più breve mole possibile, manesca [volume di ridotte dimensioni che si può tenere in mano
(Casadio, 2009/6, 3)
], e di un assai modico prezzo questa opericciuola, ho giudicato dover tralasciare moltissime romagnole dizioni,
la cui versione in italiano è abbastanza ovvia, agevole, e comunale, sostituendo in quello scambio tutto ciò,
che di più necessario appartiensi al favellare domestico e famigliare, e segnatamente le voci tecniche di scienze,
arti, e mestieri, che per la progredita civiltà italiana vanno per le bocche di molti, e di cui grandemente
importa conoscere il significato. E perchè inoltre ho supposto, che chi ricorre al Vocabolario di alcun dialetto
debba aver piena contezza della parola, o modo vernacolo, di cui va in cerca, e d'altro non sia vago che di
ravvisarne l'equivalente italiano, così a conseguire sempre più la brevita propostami, se non se pochissime
volte ho fatto uso di qualche lievissimo schiarimento, e di ben pochi esempi.» (Tratto dall'introduzione
al testo, scritta dal Morri, dal titolo "Due parole a chi le vorrà leggere")
Il testo del Manuale è consultabile al link:
archive.org.
1864
Il 16 ottobre, in piazza San Francesco a Faenza, viene inaugurato il munumento ad Evangelista Torricelli, opera
dello scultore faentino Alessandro Tomba.
1865
Antonio Morri pubblica a Londra "Il Vangelo di S. Matteo volgarizzato in dialetto romagnuolo faentino",
composto su esplicita richiesta del principe Luigi Luciano Bonaparte, figlio di un fratello di
Napoleone Bonaparte e cugino di Napoleone III.
«I lavori compiuti da Luigi Luciano Bonaparte nel campo della linguistica si possono classificare in due categorie:
la prima, che riguarda le opere sue proprie, [ ... ],
e la seconda che riguarda opere di altri autori, da lui fatte stampare a sue spese, fra le quali numerose versioni
della Bibbia in differenti lingue e/o dialetti.
Particolarmente importanti sono le traduzioni del Vangelo di San Matteo in vari dialetti italiani, che Bonaparte
commissionò ad altrettanti traduttori [fra questi il Morri] scelti accuratamente, poiché dovevano essere
perfettamente dialettofoni e allo stesso tempo avere un livello culturale abbastanza elevato da poter
analizzare la struttura fonetica e grammaticale del proprio dialetto, adottando una grafia adeguata.
Il testo fu tradotto nei seguenti dialetti: bergamasco, bolognese, calabrese cosentino, còrso, friulano, genovese,
milanese, napoletano, piemontese, romagnolo faentino, romanesco, sardo cagliaritano, sardo logudorese,
gallurese, sassarese, siciliano, veneziano.»
(Sito wikipedia, 2024)
Il Morri si reca appositamente a Londra, ospite di Luigi Luciano Bonaparte, che lo finanzia,
collabora alla realizzazione dell'opera e ne redige le Osservazioni (a pag. vii)
siglate L.L.B.(Zama, 1969, 31)
Il testo del Vangelo di S. Matteo volgarizzato è consultabile sul web al link:
archive.org.
Firenze è capitale d'Italia e lo resterà fino al 1871.
1866
Dal 20 giugno al 12 agosto il Regno d'Italia partecipa come tale al suo primo conflitto, la terza
guerra d'indipendenza. Il 19 ottobre, grazie alla triangolazione con la Francia, il Veneto, Mantova e
parte del Friuli diventano territorio italiano.
1867
Giuseppe Garibaldi e i suoi volontari danno inizio nel Lazio alla campagna militare per la liberazione di Roma,
ma vengono sconfitti dalle forze congiunte franco-pontifice.
1868
Antonio Morri muore il 21 dicembre 1868, nella sua villa di San Pier Laguna a Faenza, per morbo incurabile.
Viene sepolto poco distante, sotto la loggia esterna della chiesa parrocchiale e lì viene posta a ricordo una lapide
in marmo nero e lettere dorate.
«Si dice che la lapide fosse stata completata e tradotta in latino da un amico intimo del defunto,
don Masironi parroco di Felisio, il quale avrebbe utilizzato degli appunti scritti dal Morri.»
(Golfieri, 1969, 81)
La chiesa di San Pier Laguna verrà distrutta nel 1944, col passaggio del fronte, nel corso della seconda guerra mondiale
e sarà interamente riedificata nel 1949.
«Tanto più doloroso è quindi il fatto che nella distruzione bellica di quella pieve sia
andata perduta anche quella lapide che era il ricordo più diretto di un uomo benemerito,
non solo per gli studi sul patrimonio etnografico e linguistico della sua terra, ma anche
per rettitudine e gentilezza d'animo.
Fu Antonio Morri nella sua modestia uno dei rappresentanti più tipici di quella valorosa
cólta e costumata borghesia faentina cresciuta sulle ali della ventata libertaria napoleonica
e poi acquetatasi in un vivere civile cercando di dimenticare negli studi e nelle opere benefiche
le delusioni di quelle giovanili impazienze di libertà.»
(Golfieri, 1969, 81)
L'almanacco che non c'era
Vorremmo soffermarci un attimo sull'opera "Almanacco biografico cioè breve Compendio della
vita de' più illustri letterati e scienziati italiani morti in ciascun giorno dell'anno",
attribuita ad Antonio Morri.
Don Gian Marcello Valgimigli (1813 - 1877), fonte primaria, nel manoscritto
"Promemoria e Miscellanee", dà notizia dell'avvenuta pubblicazione nel 1828
dell'almanacco del Morri:
«Morri Antonio = Almanacco biografico cioè breve Compendio della vita de' più illustri Letterati
italiani nati in ciascun giorno dell'anno = Pesaro 1828 dai tipi di Annesio Nobili in 24°»
(Valgimigli, 1845-1877 a, VX, 27)
Sempre il Valgimigli, nel manoscritto "Scrittori faentini ed altri uomini illustri", trascrive parola per
parola il testo della biografia di Evangelista Torricelli, così come risulta pubblicato sull'Almanacco a pag. 144,
e in calce al testo riporta, come fonte: "Almanacco biografico del 1830".
Antonio Montanari (1839-1920), ne "Gli uomini illustri di Faenza", alla voce "Antonio Morri", riporta:
«[Antonio Morri] lasciò un volume ms. contenente 365 brevi biografie de' più illustri letterati e scienziati
italiani morti in ciascun giorno dell'anno, che aveva licenziato per le stampe nel 1829 (il Ms. è posseduto
dagli eredi di lui); e perciò prevenne di più lustri le biografie del ch. Salvatore Muzzi.»
(Montanari, 1883, 231)
Antonio Messeri e Achille Calzi, in "Faenza nella storia e nell'arte",
citano come fonte primaria il Montanari e riportano quanto segue:
«[Antonio Morri] compose pure una grammatica italiana-faentina, lasciando inoltre un volume manoscritto
contenente 365 biografie di illustri letterati e scienziati italiani, morti in ciascun giorno dell'anno.»
(Messeri e Calzi, 1909, 589)
Piero Zama, negli atti del "Convegno di studi in onore di Antonio Morri nel primo
centenario della morte", scrive:
«Ma a proposito di bibliografia del Morri, si ha notizia di un Almanacco biografico cioè Breve Compendio
della vita de' più illustri Letterati italiani nati in ciascun giorno dell'anno.
Don Antonio Montanari asserisce che il relativo manoscritto è conservato presso la famiglia; ma da allora,
e cioè da quando Montanari dà pubblicamente tale notizia, sono passati quasi novanta anni, ed oggi ogni
ricerca è stata inutile: nessuno ne sa niente.
Lo stesso Montanari aggiunge che l'opera è stata pubblicata a Pesaro, e lo conferma
il Valgimigli aggiungendo che è pubblicata coi tipi di Annesio Nobili, in 24°, nell'anno 1826
[ma nel manoscritto è chiaramente riportato l'anno 1828].
E quindi è lecito confidare in ricerche più ampie e più fortunate.»
(Zama, 1969, 29)
Siamo convinti che Piero Zama, nell'indicare come anno di pubblicazione il 1826, anziché il 1828,
abbia male interpretato la calligrafia del Valgimigli, come è facilmente rilevabile dall'esame del
manoscritto originale: Valgimigli, VX, 27.
Pietro Zama poi aggiunge, in nota a piè di pagina:
«L'Almanacco comprende naturalmente 365 biografie: cifra che non può a meno di sorprendere.
Il libro edito - come viene riferito - a Pesaro, non è posseduto dalla Biblioteca Comunale di Faenza
che tuttavia è abbastanza ricca di opere dovute ad autori faentini; né è posseduta dalla Biblioteca
Oliveriana di Pesaro, e nemmeno dalla Biblioteca di Forlì e relativa Raccolta Piancastelli.
La notizia della pubblicazione dell'Almanacco è data da G. M. Valgimigli, Memorie Storiche, ms.
(Biblioteca Com. di Faenza, P.M.M. fasc. V-X, fol. 27).»
(Zama, 1969, 29)
In realtà fin dal 1936 presso la biblioteca Manfrediana di Faenza è custodita una copia dell'«Almanacco
Biografico per l'anno MCCCXXIX», autore anonimo, Pesaro, 1828, inventario 29174, collocazione
P 001 003 018, provenienza Pozzi Giacomo (avvocato e collezionista faentino, n. 1843, m. 1936).
Il frontespizio del libro riporta: «Almanacco biografico per l'anno 1829, cioè Breve compendio
della vita de' più illustri letterati italiani nati in ciascun giorno dell'anno - Pesaro 1828,
dai tipi di Annesio Nobili con facoltà».
Descrizione fisica: "volumi; 17 cm.".
Nessun autore è indicato in alcuna parte del libro.
L'imprimatur è dell'11 ottobre 1828.
Lo stampatore è Annesio Nobili di Pesaro.
Il libro è dedicato al card. Giannantonio Benvenuti (marchigiano, 1765-1838), pro-delegato apostolico
di Forlì dal 1826 al 1828. Appare fondata l'identificazione di questo testo con quello attribuito ad Antonio Morri
nelle fonti: Valgimigli, Montanari, Messeri-Calzi e Zama, come probabilmente (anche se non ne abbiamo notizia)
qualcuno avrà già provveduto a fare, anche alla luce delle seguenti considerazioni.
Considerazioni
Il nome dell'autore, o meglio il nome del compilatore del testo dell'Almanacco, non è indicato,
né in copertina, né nel frontespizio, né altrove. Unico vago riferimento all'autore ci viene fornito
dallo stampatore Nobili nella dedicazione del libro:
«Così un uomo dabbene e non amico dell'ozio, si è posto nell'avviso di porgere per questa via
il modo di conoscere quanto è più conveniente a sapersi della vita di molti illustri italiani.»
Va tenuto presente che il libro era nato come periodico, come un tipico almanacco che ripetutamente
sarebbe stato pubblicato assemblando nuovi contenuti di autori vari, pur risolvendosi di fatto,
nel nostro caso, in un numero unico ed una ristampa.
«Generalmente gli autori degli almanacchi preferivano restare anonimi poiché [ … ] il genere era
considerato di scarso valore letterario.»
(Giusti, 2005, 208)
Ne è conferma il termine lunarista, usato in tono spregiativo da Antonio Zannolini per
qualificare l'autore dell'Almanacco biografico
(Zannolini, 1829, 88).
Una copia del libro pervenne alla Biblioteca Manfrediana nel 1936 grazie alla donazione Pozzi, che
comprendeva inizialmente circa 10.000 libri.
Nel 1944 la biblioteca subì un pesante bombardamento. Molti libri furono rinchiusi in casse e trasferiti
in luoghi sicuri. Il registro cronologico d'entrata n. 3, compilato al termine del conflitto, riporta
5.741 titoli relativi alla donazione Pozzi
(Gentilini, 1999, 342).
«Nel 1980 furono intrapresi i lavori di recupero dei fondi librari danneggiati dal bombardamento del 1944
e rimasti chiusi in casse per oltre trent'anni.»
(Sito manfrediana, 2024).
La catalogazione dei volumi della donazione Pozzi è cosa recente.
Purtroppo nel 1969 il prof. Piero Zama non disponeva dei mezzi informatici e della mole dei dati di
catalogazione dei testi oggi a disposizione degli studiosi, per cui si limitò a constatare come, a quella data,
ogni ricerca del testo annunciato dal Montanari fosse risultata inutile: «nessuno ne sa niente» e giudicò
«lecito confidare in ricerche più ampie e più fortunate»
(Zama, 1969, 29).
Del libro esistono due edizioni e diverse copie custodite presso biblioteche pubbliche o private.
La prima edizione, di cui una copia è conservata presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza, riporta
nel frontespizio: "Almanacco biografico per l'anno 1829, cioè Breve compendio della vita de' più illustri
letterati italiani nati in ciascun giorno dell'anno - Pesaro 1828, dai tipi di Annesio Nobili con facoltà".
Una copia digitalizzata di questa edizione è reperibile su:
play.google.com.
La seconda edizione riporta nel frontespizio: "Almanacco biografico per l'anno 1830, cioè Breve compendio
della vita de' più illustri letterati italiani nati in ciascun giorno dell'anno - Pesaro 1829, dai tipi di
Annesio Nobili con facoltà". Anche di questa edizione una copia digitalizzata è reperibile su:
play.google.com.
In realtà le due edizioni sono identiche quanto al contenuto, alla dedica, all'imprimatur.
Differiscono nel frontespizio per l'anno di riferimento, l'anno di stampa, la dimensione ed il tipo
dei caratteri. Probabilmente analoghe differenze dovrebbero riscontrarsi nella copertina, ipotesi
che al momento non è stato possibile verificare perché le copie "per l'anno 1830" da noi rintracciate
risultano prive di copertina o rilegate in cartoncino anepigrafo.
La seconda edizione, "per l'anno 1830", altro non è che una sostanziale ristampa della prima,
quella "per l'anno 1829". Naturalmente lo stampatore/editore è ancora Annesio Nobili di Pesaro.
Nei cataloghi on-line è possibile imbattersi in riferimenti errati al cognome dello stampatore,
riportato come Mobili, anziché Nobili. In effetti l'iniziale "N" del
cognome Nobili, stampato nel frontespizio della prima edizione dell'Almanacco in caratteri
paragonabili al font French Script MT, può trarre in inganno e venire interpretata come
una "M".
Forse, proprio per escludere tale possibilità, nella seconda edizione lo stampatore adottò per
il proprio nome/cognome uno stile più nitido e leggibile.
Del libro il Nobili compose l'introduzione, dal titolo "Lo stampatore a chi legge", che firmò come
"Um[ilissim]o Dev[otissim]mo Obbl[iligatissi]mo servidore Annesio Nobili, Pesaro 20 dicembre 1828",
come pure compose la dedica al cardinale Giannantonio Benvenuti, passato alle cronache a seguito dei
moti del 1831.
Giovanni Antonio Benvenuti «nel 1831 fu incaricato,
come legato a latere, di suscitare disordini contro gli insorti in Romagna, durante i famosi moti del 1831
scoppiati tra le Legazioni dello Stato Pontificio. Scoperto e tenuto in ostaggio dal governo provvisorio di
Bologna, negoziò poi la capitolazione degli insorti, ma a patti tali che non vennero osservati né dall'Austria
né dal papa Gregorio XVI.»
(Sito wikipedia, 2024).
Sull'argomento v. anche
(Zama, 1978, pp. 22, 25, 27, 29, 107, 196).
Annesio Nobili (1777-1835) occupò in quegli anni una posizione di rilievo sul mercato editoriale/tipografico
delle Legazioni pontificie romagnole e marchigiane. Nel 1824 divenne «stampatore ufficiale della legazione di Bologna» e,
nel 1826, si aggiudicò «il contratto più prestigioso della sua carriera, la privativa per la pubblicazione dei
libri scolastici nelle quattro legazioni e province di Pesaro, Urbino, Ancona e Bologna»
(Sito treccani, 2024).
Nobili fu anche titolare di una tipografia a Bologna. Qui, nel 1820, stampò il libro "Versi del Cavaliere
Dionigi Strocchi".
Il noto foglio faentino "L'imparziale" del 10 febbraio 1840 riportò in prima pagina un articolo a commento
di un testo edito dal Nobili nel 1829. Tutto ciò induce a pensare che lo stampatore fosse noto a Faenza,
e quindi anche al Morri.
È difficile comprendere come il liberale Morri abbia potuto affidare la sua opera al sanfedista Nobili.
Va comunque considerato il fatto che per l'opera era prevista la pubblicazione in forma anonima.
La prima edizione dell'Almanacco, quella per il 1829, fu aspramente criticata sul nascere da
Antonio Zannolini in un articolo apparso sul "Giornale Arcadico di scienze, lettere, ed arti", del gennaio,
febbraio e marzo 1929.
«Non si era fin qui veduto, ch'io sappia, un almanacco di così strana natura, quale si è quello uscito dai
torchi del Nobili in Pesaro, ed a cui si è dato il titolo di Almanacco biografico per l'anno 1829. [ ... ]
[Nobili] ricorse ad un lunarista uomo dabbene, il quale, com'ebbe prima considerato che ognuno si riporta
all'almanacco per cercarvi il proprio bisogno, si studiò di porgere il modo per conoscere quant' è più
conveniente a sapersi della vita di molti illustri italiani: e quindi compose un libro, al parere del Nobili,
provvidamente ideato e giudiziosamente condotto, e che debb'essere sommamente piacevole ed istruttivo pel
sentirsi narrare o vedere in carta delineate le virtù e le glorie di qualche illustre concittadino.
Noi crediamo invece che un tale almanacco non sia nè provvidamente ideato, nè giudiziosamente condotto,
nè piacevole, nè istruttivo. [ ... ]
Domanderemo perchè siasi intitolato Almanacco per l'anno 1829 un libro, che o è buono per tutti gli anni
o non lo è per nessuno?»
(Zannolini, 1829, 87-89)
"Lunarista" è il termine usato da Zannolini, lemma che trova dettaglio come segue nel
vocabolario Carrer e Federici, da cui il Morri attinse ampiamente spunti per il suo Vocabolario
Romagnolo-Italiano:
Lunarista. Colui «che fa i lunarii; e si dice talvolta per ischerno e talvolta per ischerzo di chi intenda
ai presagi delle cose a venire, nel modo che usano i facitori de lunarii; ed in generale anche d'ogni progettista,
che almanacca intorno cose future assai dubbie ed incerte.»
(Carrer e Federici, 1828, V. 4, p. 763)
Dopo aver criticato l'utilizzo improprio del termine almanacco nel titolo, la lunghezza del testo
delle biografie non rapportata al rilievo dei singoli letterati, l'incongruenza nel trattare un solo autore al
giorno e così escludendo altri letterati di valore nati nello stesso giorno e nello stesso mese,
finalmente Zannolini esponeva il principale (e forse il vero) motivo di bocciatura dell'Almanacco: la biografia
"calunniosa" pubblicata a p. 45 relativa al commediografo marchese Francesco Albergati, nato il 30 di marzo.
«Noi riferiremo, come per saggio, l'articolo che si legge sotto il 30 di marzo intorno al marchese Francesco
Albergati. [ … ] Se l'uomo dabbene, a cui ebbe ricorso l'editore, si fosse proposto di fare un libello contro
l'Albergati, anziché di delineare le virtù e le glorie di questo illustre italiano, non avrebbe potuto in poche
parole riunire maggiori e più calunniose ingiurie contro la memoria di lui. Ed infatti, ove si eccettuino
quelle poche lodi, tutto è falsità in questo articolo.»
(Zannolini, 1829, 91-92)
Pare che Zannolini, non potendo ricusarsi, abbia scritto l'articolo a seguito delle pressioni
del figlio e del nipote dell'Albergati, i quali tentarono anche invano di far pubblicare lo stesso articolo
sull'Antologia, giornale di scienze, lettere e arti, diretta da G. P. Vieusseux
(Facchini, 1887, 9).
Di contro, sotto la direzione del Vieusseux, E. M. pubblicava sull'Antologia del Luglio 1829 una critica
decisamente positiva sull'almanacco.
«Grata deve essere ad ogni italiano la vista di questo volumetto. Se la Francia Imperiale potè pubblicarne
uno col titolo Ogni giorno una vittoria, non so qual paese possa dire con l'Italia: Ogni giorno un
grand'uomo. Anzi scorrendo questo Almanacco vedremo con maraviglia quanti nomi illustri vi mancano ancora,
e trarremo compiacenza dal difetto stesso del libro.»
(E. M., 1829, 147)
Nella ristampa del 1829 Nobili ripropose il testo della biografia del marchese Francesco Albergati inalterato.
Non sappiamo però se la ristampa del 1829 fosse o non fosse successiva alla pubblicazione della critica di
Zannolini sul Giornale Arcadico relativo al primo trimestre del 1829.
Sulla base delle ricerche finora effettuate non risulta che siano state pubblicate altre edizioni dell'Almanacco
oltre alle due suddette. Va ricordato, del resto, che i moti rivoluzionari scoppiati nel 1831-1832
in Romagna e nelle Marche portarono all'instaurazione di governi liberali, non certo in sintonia
con l'orientamento politico di Annesio Nobili, impegnato in quel periodo nella stampa e diffusione
clandestina di opuscoli antiliberali
(Sito treccani, 2024).
Conclusione e sitensi
Dell'esistenza di un "Almanacco biografico cioè breve Compendio della vita de' più illustri Letterati
italiani nati in ciascun giorno dell'anno" scritto da Antonio Morri, pubblicato a stampa a Pesaro nel
1828/1829 dai tipi di Annesio Nobili hanno dato notizia, con maggiore o minore dovizia di dettagli,
in particolare, Gian Marcello Valgimigli (1813 - 1877), fonte primaria, Antonio Montanari (1839 - 1920),
Antonio Messeri - Achille Calzi nel 1909 e Piero Zama nel 1969.
Una copia del testo "Almanacco biografico per l'anno 1829, cioè Breve compendio della vita de' più
illustri letterati italiani nati in ciascun giorno dell'anno", di autore anomino, Pesaro 1828,
dai tipi di Annesio Nobili, è conservata presso la biblioteca Manfrediana di Faenza, dal 1936,
collocazione P 001 003 018, Provenienza Pozzi Giacomo.
Nel 1829 il testo venne ristampato, identico nel contenuto, diverso per l'indicazione dell'anno di
riferimento nel titolo (1830 anziché 1829), dell'anno di stampa (1829 anziché 1828) e per trascurabili
modifiche nell'impaginazione.
Altre copie dell'edizione del 1828 sono reperibili presso le biblioteche di Ascoli Piceno
(B. comunale G. Gabrielli), Bergamo (B. civica Angelo Mai), Bologna (B. comunale dell'Archiginnasio),
Firenze (B. Nazionale Centrale), Jesi (B. diocesana P. M. Petrucci), Massalombarda (Centro culturale
C. Venturini), Perugia (B. comunale Augusta), Pesaro (B. e Musei Oliveriani), Roma (B. Casanatense),
Stantarcangelo (B. comunale Antonio Baldini) e Tivoli (B. comunale M. Coccanari Fornari).
Al 24 agosto 2024 due copie risultavano in vendita online su siti web specializzati.
Copie dell'edizione del 1829 sono custodite presso le biblioteche di Firenze (B. Nazionale Centrale)
e di Subiaco (B. statale del Monumento nazionale di S. Scolastica).
Entrambe le edizioni sono state scansionate da Google e rese disponibili online, come già detto.
L'edizione digitalizzata del 1828 risulta mutila per assenza delle pagine 51-70.
Nei cataloghi online esaminati non risulta traccia di altre edizioni o di altri testi identificabili
col titolo trasmessoci da Gian Marcello Valgimigli.
Del manoscritto originale del Morri, come rilevato dal prof. Piero Zama, a tutt'oggi non si ha notizia.
Pensiamo, in conclusione, di poter affermare, come sicuramente già altri avranno fatto,
che il testo "Almanacco biografico per l'anno 1829, cioè Breve compendio
della vita de' più illustri letterati italiani nati in ciascun giorno dell'anno - Pesaro 1828, dai tipi
di Annesio Nobili", custodito presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza, collocazione P 001 003 018,
è stato scritto da Antonio Morri (n. Faenza 1793 - m. Faenza 1868), meglio conosciuto come autore
del "Vocabolario Romagnolo-Italiano" del 1840.
C. D.
Faenza, 23 agosto 2024
Bibliografia
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